Ricollocazione professionale, in una parola outplacement. “Questo sconosciuto”, come recitava il titolo dell’evento di martedì 3 ottobre scorso alla Piazza dei Mestieri (Torino, via Jacopo Duranti 13), ma che invece è uno strumento che è indispensabile conoscere per utilizzarlo al meglio, senza timori e ritrosie, non solo per stare a galla ma se possibile navigare con il vento in poppa tra le onde del mercato del lavoro.
L’incontro organizzato da Manageritalia Piemonte e Valle d’Aosta in collaborazione con XLabor Manageritalia – Divisione per il mercato del lavoro manageriale aveva proprio lo scopo di avvicinare a un tema, quello della perdita del lavoro, considerato un tabù, con la consapevolezza però che, se chiunque può ritrovarsi ad attraversare momenti di difficoltà è altrettanto vero che esistono strade per uscirne e fare di un’indubbia crisi un’occasione di rinascita e di successo.
Lo ha sottolineato in apertura Alfredo Lanfredi, vicepresidente di Manageritalia Piemonte e Valle d’Aosta introducendo la presentazione di Mauro Mastrogiacomo, direttore di XLabor: “E’ un argomento molto importante perché, In un mondo in cui tutto cambia in fretta e tutto è diventato fluido e la competitività esasperata, è indispensabile non abbassare mai la guardia, sapere ascoltare e cogliere gli eventuali segnali d’allarme in azienda. La formazione è un’arma vincente sempre così come è decisivo utilizzare tutti gli strumenti contrattuali disponibili”.
L’outplacement, anche se appunto ancora troppo poco conosciuto, è uno di questi ed è definito dalla Legge Biagi come “l’attività effettuata, su specifico ed esclusivo incarico dell’organizzazione committente, anche in base ad accordi sindacali, finalizzata alla ricollocazione nel mercato del lavoro di prestatori di lavoro, singolarmente o collettivamente considerati, attraverso la preparazione, la formazione finalizzata all’inserimento lavorativo, l’accompagnamento della persona e l’affiancamento della stessa nell’inserimento nella nuova attività”.
Coltivare costantemente la propria employability è fondamentale per arrivare preparati a dei cambiamenti che possono sopraggiungere nell’azienda in cui lavoriamo e nella nostra vita. Diventa determinante saper precedere il cambiamento, riconoscerne i segnali e, quindi, avere consapevolezza di tutti gli strumenti per ripartire al meglio: Marco Rosso (regional head Intoo) e Domenico Piano (Managing director OP Solution), esperti nel settore, sono intervenuti in una tavola rotonda moderata da Sara Magliocca (senior consultant XLabor) e sviscerato l’efficacia di uno strumento che permette di ridurre notevolmente i tempi di ricollocazione e riprendere la propria storia professionale.
Che può e deve essere a lieto fine, come quella di Paolo Carena, ingegnere chimico, ora amministratore delegato Kemira. Nel suo passato, per diciotto anni, un’intera carriera ricca di soddisfazioni all’interno della stessa azienda, poi l’uscita di scena, inaspettata perché non giustificata dai risultati. Carena ha raccontato con estrema sincerità la propria esperienza rispondendo alle domande di Claudio Saporito, componente di Giunta di Manageritalia Piemonte e Valle d’Aosta con delega al mercato del lavoro, in un’intervista che ha dato “La parola a un candidato” e molto spazio agli aspetti emotivi e umani. La sua testimonianza è arrivata con particolare forza al pubblico presente in sala.
“Frustrazione e rabbia, sono le sensazioni negative che hanno accompagnato i primi momenti – ha detto Carena, ripercorrendo la propria vicenda – Mi sono sentito perso e solo, vittima di un’ingiustizia. Ma anche inadeguato. Dell’outplacemnt avevo sentito parlare ma non ne sapevo di fatto nulla. Manageritalia mi ha indirizzato, c’è stata una presa in carico veloce che mi ha dato un senso di appartenenza”. Una condizione, quella di ritrovarsi senza lavoro, che capita almeno una volta a tutti i dirigenti, ma un conto è saperlo in via teorica un conto è provarlo sulla propria pelle e ritrovarsi, più o meno all’improvviso, a ricorre all’outplacement: “Già la prima impressione è stata positiva, ho capito che avrei avuto a mia disposizione qualcosa di strutturato e che sarei stato meno solo a combattere il mio senso di inadeguatezza. Soprattutto ho scoperto che la mia conoscenza dello strumento era non solo superficiale ma completamente sbagliata. Ho capito che si tratta di compiere un percorso attivo: non ti trovano il lavoro, sei tu che lo devi trovare mettendoti in gioco”.
Niente cade dal cielo, è questo il presupposto: condizione per tornare a lavorare è lavorare quotidianamente perché questo possa avvenire al più presto. E, in una fase di transizione professionale, tutto comincia dal curriculum vitae scritto come si deve e dal networking, che va coltivato proprio quando non serve.
Carena ha parlato del percorso: “Ho affrontato ogni fase, a partire dai primi colloqui conoscitivi, cercando di cogliere sempre il meglio con l’aiuto del consulente che mi ha accompagnato in tutti gli step. E ho imparato tanto: a elaborare un curriculum corto, perché le mie otto pagine erano decisamente troppe; a raccontarmi in pochi minuti; a fare il bilancio delle competenze, fondamentale per mettere a fuoco i punti di forza e utile anche per selezionare cosa inserire nel cv; a scrivere la lettera di autocandidatura; a impostare il profilo Linkedin in modo efficace e congruente con il cv; a cercare il lavoro non rispondendo agli annunci perché le vere opportunità stanno nelle posizioni nascoste ed è sul quel fronte che bisogna impegnarsi; a porre l’attenzione sul target di scelta; a sostenere i colloqui, allenandomi anche con simulazioni; a vivere anche il mancato superamento di una selezione finale non come un’umiliazione ma come motivo di crescita”.
Molto utili i corsi: “Sia per i temi sia per il networking – ha sottolineato Carena -, acquisire e coltivare contatti sani è importante. Ma l’intero percorso è servito anche come supporto psicologico perché tenere la barra dritta, evitando di voltarsi indietro ma guardando sempre al futuro, non è così scontato. Mi sono sempre sentito seguito e mai lasciato solo”.
Un percorso che, oltre al risultato finale, è stato fonte di arricchimento professionale e personale: “Mi ha portato ad una consapevolezza molto più chiara delle mie predisposizioni, cosa che ha aiutato ad orientarmi nelle mie scelte professionali. Dal punto di vista umano l’arricchimento consiste in una maggiore sensibilità, verso me stesso e verso gli altri, nel percepire i segnali negativi, sapendo che comunque non c’è nulla di male o di sbagliato nel perdere il lavoro. Il mio consiglio è non aspettare che sia troppo tardi e, appena si capisce che si sta per ritrovarsi con le giornate vuote, rimettersi subito a lavorare per sé stessi”.
Outplacement come soluzione di un problema ma soprattutto percorso di crescita, per affrontare le difficoltà anziché subire le decisioni di altri ed essere comunque protagonisti. Dando fiducia ad uno strumento che funziona. Ma innanzi tutto dando fiducia a sé stessi, sviluppando gli anticorpi per non avere più paura, se dovesse ricapitare.