INPGI: la parola ai comunicatori

L’ipotesi, contenuta in un disegno di legge, di obbligare 20mila “comunicatori” a passare dall’INPS all’INPGI (Istituto di Previdenza dei Giornalisti) per salvarlo dalla crisi in cui versa non piace a tanti, soprattutto ai diretti interessati. Dopo averne parlato, anche nei giorni scorsi, a tutela di dirigenti e quadri che potrebbero rientrare in questi presunti “comunicatori”, tanti dei quali sono associati e ci hanno chiesto di rappresentarli e seguire gli sviluppi, ospitiamo oggi l’opinione di Rita Palumbo, segretario generale Ferpi e coordinatrice Settore Comunicazione Asseprim Confcommercio Italia per le Imprese

Politica, istituzioni e nuove professioni: il ruolo dei Comunicatori

L’incontro che si è tenuto il 4 giugno a Roma nell’ambito degli Stati Generali dell’Editoria ha segnato una svolta nel dibattito sulle nuove professioni della comunicazione. Le associazioni di categoria coinvolte, a confronto per la prima volta in una sede istituzionale, sono state d’accordo nel ritenere urgente che Istituzioni e Politica istituiscano un tavolo di lavoro con tutte le categorie professionali che rappresentano il complesso (e in continua evoluzione) mercato della produzione dei contenuti. Al di là dei canali utilizzati, digital e non. Al di là degli obiettivi di scopo dei vari profili professionali.
In questo contesto di franco confronto e di proposte costruttive, non poteva essere trascurato il tema del “salvataggio“ dell’Istituto di Previdenza dei Giornalisti – INPGI – con un’azione legislativa sull’obbligatorietà contributiva dei comunicatori.

Tutte le associazioni presenti al tavolo dei relatori – FERPI, UNA, PA Social, Assoblogger, FPA, Associazione fotografi professionisti Tau virtual – così come gli interventi dal pubblico, hanno ribadito un no deciso a qualsiasi tentativo legislativo miope. La “deportazione contributiva” dei comunicatori in INPGI sarebbe un danno anche per l’INPS, aprirebbe aree di crisi nel sistema dei CCNL, renderebbe ancor più precario il futuro previdenziale anche dei giornalisti.
Purtroppo l’emendamento “salva INPGI” è ancora di attualità nonostante la netta posizione contraria delle associazioni della Comunicazione.

Ma non solo: su un salvataggio tour court, non sono d’accordo nemmeno quei giornalisti che continuano a sottolineare l’urgenza di contestualizzare in modo corretto il sistema previdenziale della loro categoria, in un mercato che sta evolvendo velocemente e che impone nuovi modelli di produzione editoriale.


L’unica soluzione per affrontare e gestire in modo adeguato le dinamiche economiche e legislative del mercato del lavoro dell’informazione, dell’editoria e della comunicazione è avviare un tavolo di confronto urgente tra governo, giornalisti, comunicatori, professionisti del digital, associazioni di categoria, sindacati e soggetti di riferimento dei Contratti Collettivi Nazionali di lavoro, che attualmente proteggono migliaia di lavoratori per:

1. Bloccare qualsiasi tentativo legislativo calato dall’alto che, con una visione miope e di brevissimo periodo, inciderebbe in modo disastroso su decine di migliaia di lavoratori e di famiglie dell’informazione e della comunicazione.

2. Cancellare ogni infondata e immotivata contrapposizione tra giornalisti e comunicatori, professionisti che operano negli stessi mercati ma con professionalità specifiche diverse e diversi obiettivi di scopo.


3. Valorizzare le differenti competenze per rafforzare tutte le professioni e gestire le evoluzioni imposte dalla digitalizzazione nel rispetto degli obblighi deontologici.

4. Costruire norme contrattuali a sostegno e a difesa delle diverse professionalità che garantiscano le pensioni di tutti gli operatori dell’informazione e della comunicazione attraverso la costituzione di una Gestione INPS dedicata.


Rita Palumbo,

Segretario Generale Ferpi e coordinatore settore comunicazione ASSEPRIM, Confcommercio ITALIA per le imprese

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