Pensioni: Opzione Donna

Un utile focus su questa opportunità per tutte le lavoratrici

La nuova Legge di Bilancio 2021 ha prorogato Opzione Donna. La norma permette alle sole lavoratrici di accedere alla pensione di anzianità con requisiti anagrafici e contributivi più favorevoli, scontando questa agevolazione con un calcolo interamente contributivo del trattamento di pensione. Attualmente la scelta è rivolta alle lavoratrici nate nel 1962 (settore privato) o nel 1961 (lavoratrici autonome) che soddisfino dei particolari requisiti in essere al 31/12/2020.

In Italia le norme che disciplinano il sistema pensionistico prevedono:
• la pensione di vecchiaia, cui hanno diritto tutti i lavoratori assicurati con la previdenza obbligatoria e che all’età stabilita per legge (67 anni dal 2019 al 2022, ma che aumenterà progressivamente se aumenta la speranza di vita) abbiano un’anzianità contributiva di almeno 20 anni;
• svariate modalità di pensionamento anticipato rispetto all’età della pensione di vecchiaia (APE sociale, ISO pensione, Quota 100, Pensione anticipata per età, per mansioni usuranti e per i lavoratori precoci, Opzione Donna. RITA, per chi è iscritto a un fondo di previdenza complementare).

Quota 100 è una misura provvisoria e sperimentale, attiva fino a fine 2021, mentre sul capitolo previdenza nella nuova Legge di Bilancio 2021 hanno trovato posto sia la proroga per l’Ape sociale sia per Opzione Donna, insieme a una nuova edizione dell’Isopensione, un ampliamento dei contratti di espansione, con staffetta generazionale tra pensionamenti e nuove assunzioni, alle aziende dai 500 dipendenti, invece che 1.000.
Dedichiamo un approfondimento sul pensionamento anticipato riservato alle lavoratrici. In un momento di grande difficoltà per l’occupazione, in particolar modo quella femminile, è opportuno fare il punto sui canali di pensionamento anticipato specificamente rivolti alle donne.

OPZIONE DONNA
Meglio un assegno più magro oggi o una pensione più ricca domani? Opzione Donna è una modalità di pensionamento anticipato che la Legge di Bilancio 2021 ha esteso alle lavoratrici che abbiano maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2020, indipendentemente dal momento della decorrenza della pensione, che dovrà comunque avvenire successivamente a tale data. 

SINTESI DELL’AGEVOLAZIONE
Alle lavoratrici dipendenti di 58 anni di età al 31/12/2020 (59 per le autonome) è prevista la possibilità di andare in pensione con il sistema di calcolo contributivo con 35 anni di contribuzione al netto dei periodi di malattia, disoccupazione e/o prestazioni equivalenti, ove richiesto dalla gestione a carico della quale è liquidato il trattamento pensionistico. Vengono cioè incluse le nate entro il 31 dicembre 1962 (1961 le autonome) se in possesso di 35 anni di contributi al 31 dicembre 2020. La tavola che segue riepiloga le condizioni per accedere all’agevolazione:


Si rammenta che a seguito dell’introduzione del riscatto della laurea agevolato (art. 20 dl n. 4/2019 convertito con legge n. 26/2109) è possibile ricorrere al riscatto per recuperare (con oneri ridotti) la contribuzione necessaria (35 anni) per accedere alla pensione con opzione donna.

LIMITI PER LA FRUIZIONE
Per la valutazione della contribuzione utile per il perfezionamento dei 35 anni sono utilizzabili, nel limite di 52 settimane annue, i contributi a qualsiasi titolo accreditati (obbligatori, da riscatto e/o da ricongiunzione, volontari, figurativi). Per le lavoratrici iscritte all’assicurazione generale obbligatoria (cioè le lavoratrici dipendenti del settore privato) non concorrono però i contributi accreditati per malattia e disoccupazione.

Sono escluse dalla possibilità di fruire del regime in parola le lavoratrici che abbiano perfezionato il diritto al trattamento pensionistico (vecchiaia o anzianità) in base ai requisiti previsti per la generalità dei lavoratori vigenti al 31/12/2011 o i nuovi requisiti per la pensione di vecchiaia o pensione anticipata introdotti dalla Riforma Fornero del 2011.

Analogamente non possono beneficiare di Opzione Donna le lavoratrici destinatarie delle disposizioni in materia di “salvaguardia” introdotte dal legislatore dopo il 2011 in favore dei cosiddetti esodati. Alle lavoratrici che accedono a Opzione Donna non si applica, inoltre, il beneficio previsto dall’articolo 1, comma 40 della legge 335/1995, che consente l’accredito figurativo di alcuni periodi legati all’educazione e assistenza ai figli fino al sesto anno di età.

Sono ammesse al pensionamento anticipato anche coloro che, avendo maturato i requisiti sopra esposti in tempo utile per l’accesso al regime, presentino domanda successivamente alla scadenza del regime opzionale (il cosiddetto principio della cristallizzazione del diritto a pensione). A tal proposito si rammenta che, secondo l’Inps è possibile esercitare l’opzione anche successivamente al mese in cui maturano i requisiti anagrafici e contributivi (ad esempio al momento della presentazione della domanda di pensione).

FINESTRE DI DECORRENZA
Le lavoratrici conseguono il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico trascorsi 12 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, nel caso in cui il trattamento pensionistico sia liquidato a carico delle forme di previdenza dei lavoratori dipendenti, 18 mesi se lavoratrici autonome.

IMPATTI CONSEGUENTI ALLA SCELTA OPZIONE DONNA 
La scelta ha un impatto sull’ammontare della pensione spettante, con il metodo contributivo al posto di quello retributivo o misto. La disciplina prevede che l’applicazione del sistema contributivo sia limitata alle sole regole di calcolo. Pertanto, a tale pensione si applicano le disposizioni sul trattamento minimo e non è richiesto il rispetto dei cosiddetti importi soglia previsti per coloro che accedono al trattamento pensionistico in base alla disciplina del sistema contributivo.

Opzione Donna, dal punto di vista strettamente economico, spesso non si rivela del tutto conveniente e tale circostanza può scoraggiare molte lavoratrici dall’aderirvi. In linea generale, però, è bene tenere conto che se tramite essa è possibile anticipare la pensione di almeno otto/nove anni, il trattamento che nel complesso si percepirà in questo periodo permetterà di ammortizzare la perdita (che comunque proseguirà per tutta la durata della pensione).

Insomma, il consiglio per tutte è quello di valutare ogni circostanza rilevante nella scelta di aderire o meno all’Opzione Donna, anche con la calcolatrice alla mano e facendosi aiutare dalle associazioni territoriali di Manageritalia.

GLI EFFETTI DELLA DECURTAZIONE 
Accedere a Opzione Donna è sempre una scelta saggia? In effetti, le penalizzazioni previste da questa misura sono abbastanza pesanti, anche se è necessario fare una valutazione ponderata prospettica considerando i pro e i contro. Il limite principale di questa misura è sicuramente il meccanismo di calcolo, che è quello contributivo, che è più penalizzante rispetto al sistema retributivo o misto.

Non si può dare una risposta generalizzata. Ogni caso è a sé stante. Per effetto del passaggio al sistema di calcolo totalmente contributivo le lavoratrici che optano per il regime in questione possono subire mediamente una decurtazione sull’assegno che oscilla intorno al 20-30% rispetto alle regole del sistema misto. Il taglio è tuttavia molto variabile a seconda dell’età della lavoratrice e dalle caratteristiche di carriera, retribuzione e anzianità contributiva maturata alla data di accesso al regime.

L’entità della riduzione dipende ovviamente dalle caratteristiche personali delle lavoratrici, in primo luogo, la loro evoluzione retributiva. In linea generale, più la lavoratrice vanta una carriera anticipata – con livelli retributivi molto elevati percepiti fin dai primi anni di iscrizione all’Inps – più la riduzione sarà minore; viceversa, maggiore è l’anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 – e quindi la prestazione teorica maturata avrebbe previsto una quota rilevante calcolata attraverso il sistema retributivo – più elevata sarà la riduzione dell’assegno pensionistico.

In via generale, la pensione con l’Opzione Donna conviene nei casi in cui permetta un corposo anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia (da 67 a 58 anni) o alla pensione anticipata (da 41 anni 10 mesi di contributi a 35 anni) perché in questo caso sono proprio gli anni in più di pensione ricevuta ad ammortizzare, in qualche modo, la penalizzazione sulla misura della pensione.

Quanto è sostenibile questa perdita? Qui non ci sono risposte univoche. Per qualcuno la minor pensione è sopportabile, per qualcun altro può essere inaccettabile. Dall’altra parte, l’alternativa è lavorare per più tempo, fino a raggiungere l’età pensionabile stabilita dalla normativa.

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