Come è noto, ogni anno intorno al 20 di novembre viene emanato un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che fissa la misura definitiva di perequazione automatica per l’anno in corso e la percentuale di aumento provvisoria per l’anno successivo.
Per l’anno 2015 l’aumento è stato fissato in via provvisoria allo 0,3%, percentuale applicata integralmente alle pensioni non superiori a tre volte il minimo Inps – ovvero, 1.502,64 euro mensili – e in misura decrescente per le altre (0,285% fino a 4 volte il minimo; 0,225% fino a 5 volte il minimo; 0,15% fino a 6 volte il minimo; 0,135% oltre 6 volte il minimo).
Con percentuali simili, l’incremento lordo, una volta assoggettato anche a trattenute fiscali è veramente impercettibile anche per le pensioni più basse.
Ad esempio, di chi ha percepito l’adeguamento pieno dello 0,30%, ha avuto a gennaio un incremento netto mensile di 3,45 euro.
Vediamo come sta andando l’inflazione quest’anno.
Secondo l’Istat l’inflazione annua è in lieve salita ad ottobre (+0,3%) contro il +0,2% registrato nel mese precedente. Questo significa che se i tecnici del Ministero dell’Economia terranno conto del dato congiunturale, confermando come valore definitivo lo 0,2%, a gennaio 2016 ai pensionati verrà, oltre tutto, applicato un conguaglio in negativo su quanto percepito a gennaio 2015.
Per il 2016 il dato tendenziale dovrebbe invece assestarsi sullo 0,3%, ma c’è anche chi ipotizza un valore addirittura negativo, come si può leggere qui sul Corriere della Sera del 2 novembre.
Per avere una conferma di queste supposizioni occorrerà attendere il 20 novembre ma, anche se riteniamo improbabile che verrà applicata una perequazione negativa, fino a che le percentuali di adeguamento continueranno ad assestarsi su valori così contenuti, qualsiasi decisione verrà presa a livello ministeriale non stravolgerà di certo il tenore di vita dei pensionati.