Il tema della mancata o parziale perequazione dei trattamenti previdenziali ricorda un indimenticabile brano musicale di Angelo Branduardi, Alla Fiera dell’Est, geniale burla a catena nella quale, a partire dal padre del cantante narratore sino al Signore Dio, tutti sono protagonisti e nessuno lo è senza l’altro, cosicché si finisce per perdere di vista il senso del racconto.
Per certo, la rivalutazione delle pensioni non è una burla ma l’analogia resta, perché negli ultimi vent’anni, spesso perdendo di vista l’utilità del meccanismo perequativo, la catena dei soggetti che con il loro intervento si sono accodati per “cantare” è lunga e seguita a crescere.
Da ultime – ma siamo certi non ultime – si sono aggiunte le Regioni: Veneto, Lazio, Toscana e Piemonte, con le mozioni da discutere nei Consigli regionali. La Toscana in verità, a marzo di quest’anno, ha già deciso (mozione n.228 del 2/03/2016 pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Toscana n.12 del 23/03/2016) per il sì; sì ai diritti dei pensionati che protestano per l’ultimo intervento impopolare del governo Renzi, quello che avrebbe dovuto coinvolgere, per due anni nel 2012 e 2013, tanti trattamenti pensionistici ritenuti comunque congrui anche qualora non perequati. Pensionati d’oro da 1.443 euro lordi al mese…
Non che il 2016 e 2017 riservino aspettative migliori, ma quella del 2012 – 2013 è una “partita” particolare, un caso nel quale la catena della Fiera dell’Est è stata spezzata, almeno per un brevissimo periodo, da un soggetto estraneo ai mercanti abituali.
L’intervento della Corte Costituzionale, disallineata rispetto alla volontà del Governo, si è infatti inserito non come momento di democrazia in nome del diritto, ma come un’anomalia da censurare e riallineare subito. Basterà tornare a leggere i commenti a caldo dei nostri politici, ancora una volta molto abili a spostare le responsabilità di una loro scelta – quella di far cassa a spese dei pensionati – su altri soggetti, i magistrati della Consulta, censurati di aver creato un buco miliardario nel bilancio dello Stato, costretto a restituire quanto illegittimamente trattenuto.
Parentesi: il fatto che il pensionato non possa avere indietro quanto complessivamente spettante secondo il computo Inps, comporta una sostanziale indisponibilità di una somma – quella depositata presso l’Istituto previdenziale – sulla quale l’avente titolo avrebbe avuto modo di decidere la gestione, anche in termini di valutazione e scelta della modalità migliore per tutelare, nel tempo, il potere di acquisto del capitale. Se dunque il pensionato è obbligato a cedere questa gestione alla Pa, quest’ultima deve assumersi l’onere di garantire la perequazione indistintamente a tutti e su tutta la somma che costituisce la “ciambella di salvataggio” per il futuro. In tal senso, l’intervento della Consulta segna un importante progresso culturale e sociale, subito offuscato da una politica più che altro interessata a se stessa.
Così, anziché prendere atto della pronuncia di incostituzionalità della mancata perequazione e tornane al regime “quo ante”, più favorevole ma comunque penalizzante, il Governo ha velocemente legiferato, innalzando la soglia della mancata perequazione 2012 – 2013 e riducendo comunque la perequazione; soluzione che scontentando tutti ha sollevato una pletora di polemiche e azioni più o meno “legali”, che lasciano ben intendere quanto il tema sia facilmente strumentalizzabile.
In effetti, dietro al testo della mozione approvata dai Consiglieri della Regione Toscana, più che un segnale di apertura e solidarietà politica verso i pensionati oppressi da quella stessa politica apparentemente vicina sul territorio ed inesorabilmente lontana a livello nazionale, viene spontaneo leggere l’ennesima presa in giro, l’ennesimo soggetto che interviene alla Fiera dell’Est con una azione che porterà, a catena, altri soggetti a cantare.
Non è un caso che il testo della mozione approvata in Toscana sia il medesimo giacente presso le Regioni indicate in apertura del post; la Toscana non è diversa, in quanto a meccanismi della politica, dalle altre realtà territoriali; è evidente che dietro quelle mozioni presentate “in ciclostile” vi sia una regia unica, centrale, nazionale. Quella stessa politica che in funzione dei seggi assegnati e del ruolo sulle decisioni del Paese, veste questa o quella bandiera solo per “mandare a casa” – e sostituirsi – chi governa, o per seguitare, ostinatamente, a restare in casa anche quando gli inquilini hanno capito che l’ospite scelto per condividere un percorso sta pensando ad altro.
Non è un caso che dopo la Toscana, anche in Parlamento sia stata presentata, il 23 febbraio u.s., identica mozione (la n. 1 – 01177 di iniziativa di Forza Italia). E’ il gioco delle parti, fra maggioranza e minoranza, in un ciclico deleterio alternarsi, che – è un fatto – consuma risorse e stenta a risolvere i problemi dell’Italia.